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Il lockdown secondo Vanzina Sotto la commedia un film cattivo

LaPresse Colarieti
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Nel primo film diretto da Enrico Vanzina, dopo averne scritti 100 per il padre e il fratello,  le battute coprono la malinconia«I miei protagonisti sono dei “mostri”. Mostri che si fanno amare ma sempre mostri rimangono», dice lo sceneggiatore

  • Il 15 ottobre esce il primo film diretto da Enrico Vanzina, Lockdown all’italiana. La trama: due coppie, una borghese l’altra proletaria, si intrecciano in uno scambio di corna.
  • È una commedia amara che tratta con rispetto e emozione il dramma che si vive fuori da quelle case. Le crisi di ansia, la paura del contagio e della morte, la dipendenza dai dati giornalieri. Le giornate lunghe. La triste malinconia per gli anziani. Tutto questo è complicato dalla comica fatalità che ha lasciato unite due coppie scoppiate.
  • È una vera commedia all’italiana. Si tratta un argomento drammatico con leggerezza. È un film sulla realtà che ci circonda. È un film nel quale il regista si affida anima e corpo agli attori.

«Sai cosa mi sembra l’Italia? Un tugurio i cui proprietari sono riusciti a comprarsi la televisione». Lo dice Pier Paolo Pasolini in un’intervista ad Alberto Arbasino del 1963. L’anno in cui Dino Risi gira I mostri, Mario Monicelli I compagni, Steno (Stefano Vanzina) Totò diabolicus. Gassmann, Tognazzi, Mastroianni, Totò. La grande commedia all’italiana. Dei padri fondatori che scappavano dal neorealismo e raccontavano al cinema, con cattiveria, quel tugurio. Il 15 ottobre esce il primo film

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